DISTRUTTO IL CORRIDOIO ECOLOGICO DEL FIUME RENO TRA BOLOGNA E FERRARA

Arpae, Regione Emilia Romagna, ha concesso a una ditta privata il taglio radicale che sta distruggendo il corridoio ecologico sulla sponda destra e sinistra del fiume Reno, interessando le frazioni di Pieve di Cento, Bologna e Ferrara con la solita scusa del rischio idrogeologico.

I boschi ripariali sono tra i pochissimi boschi rimasti in Pianura Padana e garantiscono un servizio ecosistemico fondamentale ad una delle aree più inquinate d'Europa, già eccessivamente antropizzata. In piena crisi climatica è assurdo continuare ad autorizzare interventi drastici a danno dei boschi che sorgono naturalmente lungo i corsi d’acqua, soprattutto quando la sorte del legname è quello di essere bruciato dalle biomasse producendo enormi quantità di CO2 che, al contrario rimarrebbe immagazzinata negli alberi.

L’intervento drastico, elimina tutte le zone ripariali, i cespugli e le piante vetuste, lascia solo alberi giovani e terreno nudo dietro di sé. Questo determina una evidente discontinuità ambientale con l’area protetta del Bosco della Panfilia (SIC, ZPS IT4060009) che rimarrà confinata tra le due vaste aree d’intervento, decimate della vegetazione. Di fatto il bosco planiziale verrà isolato a monte e a valle. Anche l'idea diffusa che la vegetazione “ringiovanita” dal taglio massivo incrementi la sua attività di assorbimento è del tutto sbagliata: analisi accurate hanno dimostrato che gli alberi aumentano la loro attività di fissazione della CO2 per tutta la loro vita.

La ragione dell’intervento è opinabile, difatti mentre il rischio idraulico è senza dubbio dovuto alla mancata rimozione, protratta per decenni, degli alberi morti lungo l’alveo fluviale, si vuole imputare tale rischio alla presenza di alberi sani lungo le sponde. E’ invece risaputo che le radici degli alberi hanno la funzione di prevenire l’erosione spondale, così come riportato anche dalle linee guida per la riqualificazione dei corsi d’acqua naturali, eppure tali nozioni non trovano applicazione negli interventi invasivi a cui assistiamo in questi giorni. Come evidenziato dal video (Link - https://www.youtube.com/watch?v=BTBImWneOOo&t=13s&fbclid=IwAR3RcGrxheRVpuQ9k-jD7uOyEIIp5259sTxCS0LkJNeSstplV9YtoJ8r9yg&ab_channel=MarcoFalciano ) ripreso da un attivista della Rete Giustizia Climatica di Ferrara, sono già evidenti gli effetti erosivi sulla sponda sinistra del fiume Reno in prossimità del ponte di Dosso (FE), che presenta già evidenti dissesti e piccole frane in conseguenza di una precedente azione di eliminazione delle alberature spondali.

La corretta gestione e manutenzione dei corsi d’acqua da parte degli enti gestori dovrebbe ispirarsi alle linee guida regionali ivi richiamate (link - https://progeu.regione.emilia-romagna.it/it/life-rii/temi/documenti/linee-guida-per-la-riqualificazione-integrata-dei-corsi-d2019acqua-naturali/@@download/file/Linee%20guida%20RF.pdf ) premiando progetti d’ingegneria naturalistica, attuando interventi che garantiscano un prelievo selettivo delle sole alberature realmente instabili che si sporgono pericolosamente nell’alveo. Questi interventi non possono e non devono diventare opportunità per foraggiare un anacronistico business del legname basato sulla combustione, le risorse naturali non possono essere concessi gratuitamente alle ditte che lucrano su di esso a pochi euro la tonnellata, perchè il servizio ecosistemico reso da un bosco fluviale ha certamente maggior valore. È questa la gestione ecologica e la svolta green che tanto ci si prospettava in regione?

La RGC di Ferrara si associa alle richieste delle associazioni ambientaliste regionali che già hanno manifestato il loro dissenso avverso questa tipologia di interventi:

  •  un criterio di taglio altamente selettivo e non di massa (a raso o percentuale), scegliendo tra le alberature vive da abbattere solo le più esili e inclinate, con misure definite (diametro massimo o inclinazione);

  • controlli quotidiani e stringenti sull'attività svolta;

  • effettuazione di Valutazione d'Incidenza per l'impatto sulle connessioni ecologiche del SIC/ZPS IT4060009 “Bosco di Sant'Agostino o Panfilia”;

  • utilizzo preferenziale della legna estratta per la produzione di carbone vegetale (“biochar”) per l'impiego come ammendante dei suoli agricoli e conseguente stoccaggio nel suolo del carbonio. Solo le pezzature inadatte a questa trasformazione potranno essere utilizzate come combustibile;

  • Le Associazioni firmatarie chiedono in sostanza di non depauperare gravemente l'ambiente di una risorsa preziosissima e non contribuire negativamente al cambiamento climatico. In ogni caso la sicurezza fluviale non può prescindere dalla conservazione di un sistema naturale che è alleato dell’uomo, oggi chiamato a scelte veramente sostenibili".